Umberto Sinico, all’epoca ufficiale dei Carabinieri addetto al Reparto anticrimine di Palermo, ha rivelato che Paolo Borsellino era stato avvisato dell’attentato che Cosa nostra stava organizzando contro di lui. La rivelazione shock è emersa durante la deposizione di Sinico al processo a sfavore del generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
L’ex ufficiale dei Carabinieri ha raccontato di aver avvisato immediatamente il Procuratore, dopo aver parlato con il mafioso Girolamo D’Anna di Terrasini. Borsellino rispose che doveva “lasciare qualche spiraglio“, perché altrimenti il clan mafioso se la sarebbe presa con la sua famiglia, quindi era perfettamente conscio del destino che lo attendeva e non fece nulla per opporsi. All’epoca dei fatti andarono a parlare con D’Anna presso il carcere di Fossombrone lo stesso Sinico, il maresciallo Antonino Lombardi, e il comandante della compagnia di Carini, Giovanni Baudo, i quali chiesero all’uomo ulteriori informazioni sull’attentato. Terminata la conversazione i tre Carabinieri si presentarono da Borsellino, ma lui sembrava già conoscere tutta la faccenda tanto che sacrificò la sua stessa vita per proteggere l’incolumità della sua famiglia. Secondo Sinico i rapporti tra il Procuratore e la sezione anticrimine di Palermo erano buoni in quel periodo, perché non ricorda contrasti e situazioni che potrebbero far pensare il contrario.
L’ex ufficiale dei Carabinieri ha raccontato di aver avvisato immediatamente il Procuratore, dopo aver parlato con il mafioso Girolamo D’Anna di Terrasini. Borsellino rispose che doveva “lasciare qualche spiraglio“, perché altrimenti il clan mafioso se la sarebbe presa con la sua famiglia, quindi era perfettamente conscio del destino che lo attendeva e non fece nulla per opporsi. All’epoca dei fatti andarono a parlare con D’Anna presso il carcere di Fossombrone lo stesso Sinico, il maresciallo Antonino Lombardi, e il comandante della compagnia di Carini, Giovanni Baudo, i quali chiesero all’uomo ulteriori informazioni sull’attentato. Terminata la conversazione i tre Carabinieri si presentarono da Borsellino, ma lui sembrava già conoscere tutta la faccenda tanto che sacrificò la sua stessa vita per proteggere l’incolumità della sua famiglia. Secondo Sinico i rapporti tra il Procuratore e la sezione anticrimine di Palermo erano buoni in quel periodo, perché non ricorda contrasti e situazioni che potrebbero far pensare il contrario.