Più nel dettaglio, qualunque esponente del M5S che riveste una carica, è costretto a presentare le proprie dimissioni in assemblee pubbliche ogni sei mesi affinché siano respinte o accettate, una pratica che dovrebbe consentire agli elettori di poter valutare la condotta dei rappresentanti. Questo tipo di sistema, tuttavia, secondo Mecacci difficilmente può funzionare, in quanto tutti gli elettori dovrebbero presentarsi in queste famose assemblee ed esprimere il loro giudizio, un’ipotesi che difficilmente verrà realizzata, di conseguenza la decisione sul futuro del rappresentante potrebbe spettare solo ad una piccola parte dell’elettorato. Mecacci ha sottolineato che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già condannato più volte tale pratica, considerata lesiva del diritto indisponibile di ogni eletto ad esercitare pienamente e liberamente il proprio mandato elettorale, aggiungendo inoltre che nel caso specifico si contribuisce a mettere ancora più potere nelle mani dei partiti anziché dei cittadini.
Fonte: http://www.aciclico.com/
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