venerdì 11 gennaio 2013

Castello di Mussomeli - Caltanissetta

Arroccato su una montagna, Mussomeli è un paese ricco di storia e d'arte. Il suo territorio difatti, fu abitato dai Sicani, dai Greci, dai Romani e dagli Arabi e in ogni angolo si trovano tracce di queste antiche presenze.
Fiore all'occhiello della città è lo splendido Castello Manfredonico Chiaromontano, simbolo del potere dei baroni feudali e grandiosa opera architettonica che ci è pervenuta conservata molto bene. Fatto edificare nel 1364 da Manfredi II Chiaramonte, il maniero sorge su uno sperone di roccia calcarea di circa 80 metri di altezza alla periferia di Mussomeli ed è un chiaro esempio di arte gotica per i tipici archi ogivali e le bifore che lo caratterizzano. Ha un aspetto massiccio per la buona qualità della malta utilizzata e della pietra ricavata dalla stessa roccia, l'uso abbondante di piedritti (elemento architettonico verticale portante) negli archi e nelle cantonate che lo hanno fatto resistere alle intemperie di ben sei secoli.



Il maniero è circondato da due fasci di mura, uno posto a difesa della stradella di accesso e l'altro sulla vetta che racchiude la parte residenziale. Dopo aver imboccato la strada di accesso e attraversato un ponte levatoio si arriva dinanzi  la porta ad arco del castello che introduce all'interno del primo recinto murario. Ai lati della porta si possono ammirare due stemmi intagliati sopra dadi in pietra raffiguranti un giglio, il cui significato simbolico è controverso. Di fronte all'ingresso si trovano invece, i ruderi di una scuderia e di un fienile. Imboccando una seconda rampa si arriva all'ingresso vero e proprio, circondato anch'esso da mura a forma di poligono irregolare (con sette lati), che per il loro stato di conservazione si presume siano più recenti rispetto alle prime. Il lato sud-est del castello è fortificato su tutti i quattro lati a strapiombo da un muro merlato su cui sono disposte delle bifore. Attraverso una porta ci si ritrova all'interno di un cortile delimitato dalle mura e da una cappella. Nel cortile inoltre, vi è un portone di stile gotico che conduce alla grande sala dei Baroni detta la "sala del trono", che per la forma del tetto, si presume sia di epoca posteriore. Da questa stanza, mediante un piccolo corridoio, si arriva alla saletta 'delle tre donne' e da questa si passa alla prima sala con volta a crociera detta 'del camino'. Da qui si può accedere ad  un'altra maestosa sala coperta da due volte a crociera (la camera da letto) che conduce a due torrette semicircolari che sporgono a valle. Ritornando all'atrio del castello si può scendere nei sotterranei, in buona parte scavati nella roccia, dove si possono ammirare la sala d'armi e una serie di pozzi illuminati da poche feritoie o interamente al buio, destinati ai domestici, uomini d’armi, utilizzati come  magazzini o cantine e per altri usi di servizio. Sempre dall'atrio del castello, si può raggiungere la cappella dedicata alla Madonna delle Catene che presenta una porta ben decorata e un tetto formato da due volte a crociera divise da un arco mediano. Nella vetta della roccia si trova una costruzione rettangolare con mura spesse, il maschio che i mussomelesi chiamano il mulino a vento.
 

Le leggende - Il Castello di Mussomeli è stato da sempre un punto di riferimento per tutti coloro che si interessano all'occulto a causa dei numerosi avvenimenti tragici che qui avvennero. Si narra ad esempio, che per le stanze del maniero di aggirino diversi fantasmi in cerca di pace. Uno di questi sarebbe lo spettro di un soldato innamorato della bella figlia di Manfredi. Il soldato pazzo d'amore non ci pensò due volte a sfidare le ire di Manfredi che, adirato per quello che riteneva un gravissimo affronto, lo fece rinchiudere in una torre per morire di stenti. Il soldato tuttavia preferì buttarsi giù per sfuggire alla crudele condanna.
Altra leggenda narra della morte di un gruppo di nobili attirati con l´inganno nel castello e lessati vivi con getti di olio bollente. Un altra presenza che si aggira per le stanze del palazzo è quella di Laura Lanza, baronessa di Carini, assassinata nel castello di Carini, dal padre Cesare, perchè sorpresa con il suo presunto amante Ludovico Vernagallo di Montelepre. E' tra le rocce fortificate del castello di Mussomeli che si rifugiò, in preda al rimorso, Cesare Lanza non pensando però che lo spettro della figlia lo avrebbe seguito sin qui per capire il perchè di tanta crudeltà. Il fantasma è di una donna giovane ed elegante, dalle perfette sembianze umane, vestita di abiti cinquecenteschi, la cui materializzazione, secondo testimoni oculari, è talmente realistica che, se non fosse per l'abbigliamento di un'altra epoca, la si potrebbe confondere per una donna realmente vivente. Laura indosserebbe un'ampia gonna di seta e un corpetto sul quale avvolge uno scialle finemente ricamato. Chiunque si trovi a visitare il castello potrebbe incontrarla mentre vaga per le tre stanze più grandi del maniero oppure mentre si reca alla cappella, dove si inginocchia e prega. La stanza delle 'tre donne' custodisce anch'essa una terribile storia di gelosia e morte. Qui infatti sarebbero state murate vive dal ricco e potente principe Federico le sue tre sorelle Clotilde, Margherita e Costanza durante una campagna militare. La guerra però durò più del previsto e le tre sfortunate morirono di inedia dato che il cibo che gli avevano lasciato era insufficiente per il loro mantenimento. Non avendo nulla di cui nutrirsi le poverette tentarono di mangiarsi le loro scarpe. Finita la guerra Federico, tornato a casa, trovò le sorelle con le scarpe strette tra i denti.
Una storia più recente risale al 19 Luglio del 1975 quando il guardiano del castello, un certo Pasquale Messina, ha assistito per la prima volta alla materializzazione del fantasma di Guiscardo de la Portes, un uomo giovane e bello arrivato in Sicilia nel 1392 al seguito di re Martino per sedare alcune rivolte. Guiscardo aveva lasciato a casa la bellissima moglie Esmeralda che a quel tempo era incinta del suo primo figlio e fu ucciso mentre si recava al castello di Mussomeli dai seguaci di Don Martinez, che tanto lo odiava perchè non aveva potuto avere Esmeralda. Anziché pregare in punto di morte Guiscardo imprecò contro Dio che lo condannò a vagare per mille anni sulla terra prima di trovare pace. Oltre che un po' di pace il fantasma cerca anche di incontrare suo figlio che non ha mai conosciuto. In molti a Mussomeli credono a questa storia tanto più che Guiscardo è apparso successivamente anche ad un gruppo di turisti in visita al castello.

Pillole di storia - Il castello fu fatto edificare nel 1364 (o 1367) da Manfredi II Chiaromonte molto probabilmente su un precedente casale arabo e completato agli inizi del 1400. In realtà fu abitato sin dal 1374 quando era già arredato e alcuni mobili erano stati scavati nella roccia, come sedili, armadietti, cucine ed altro. A testimoniare ciò, la visita che il 13 Novembre dello stesso anno fecero il re Federico III d'Aragona e la regina Antonia del Balzo. Nel 1391 al vecchio Manfredi succedette il cugino Andrea Chiaromonte, cavaliere audace e coraggioso. Nel castello fu organizzata una riunione dei più potenti baroni siciliani per resistere agli Aragonesi, ma il patto raggiunto non fu mantenuto dai baroni e Andrea, abbandonato da tutti, fu fatto arrestare e condannare a morte l'1 Giugno 1392 in Piazza Marina, a Palermo. Dopo questo tragico evento a Mussomeli si succedettero diversi signori: i Moncada de Prades, Castellar de Valenza, Perapertusa, Ventimiglia e i Campo che vi rimasero per circa ottant'anni. Nel 1546 la signoria passò a Don Cesare Lanza fino all'abolizione della feudalità nel 1812. Don Cesare, uno dei personaggi più influenti dell'epoca, fondò il monastero delle Benedettine, fece costruire la torre dell'orologio e la conduttura dell'acqua del bosco, esercitò il commercio e migliorò ogni attività della sua contea, rendendo la vita più dignitosa dei suoi agricoltori. Purtroppo però raramente viene ricordato per tutto ciò che di positivo fece in queste terre. Il suo nome invece, è entrato nella leggenda per l'efferato omicidio della figlia Donna Laura, baronessa di Carini. A Don Cesare Lanza successe il figlio Don Ottavio Lanza e Centelles, conte di Mussomeli e barone di Trabia, e i suoi discendenti che abitarono il castello sino al 1603 e arricchirono il paese con il palazzo del Principe, la caratteristica Fontana del Nettuno e tante altre costruzioni. In seguito il castello fu adibito a carcere e poi abbandonato. Nel 1909-10, per incarico dell'Onorevole Pietro Lanza, principe di Trabia, il castello fu restaurato. 
 

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