Edificato nel XIII sec. dalla famiglia Chiaramonte, riveste particolare interesse perché rappresenta la fase di transizione dalla tipologia del castello a quella del palazzo. Il Palazzo, com'è comunemente chiamato, per la disposizione in quadrato dei corpi di fabbrica, richiama lo schema tipico dei castelli svevi sorti nella Sicilia orientale e si può facilmente paragonare ai "palacia" o "solacia" fatti costruire dal re Federico II di Svevia (1194-1250) in Sicilia ed in Puglia circa 50 anni prima. Il suo parziale uso a residenza non strettamente militare è diretta conseguenza dell'ubicazione poco elevata del maniero che si presenta con un primo ordine di facciata compatto ed un secondo traforato da bifore, talune sostituite, in età rinascimentale da finestre architravate. Il Castello ha mura alte e assai spesse, con numerose strette feritoie su tutti e quattro i lati.
I locali al piano terra, una volta adibiti a magazzini, scuderie e abitazioni della servitù, presentano volte a botte. Si aprono tutti sul cortile attraverso porte archiacute, con integrazioni del '500, '700 e '800, e prendono luce dalle strettissime feritoie. Vari stipi murali, della stessa foggia delle finestre, si aprono su quasi tutte le pareti interne e spesso in maniera modulare. Nell'androne d'ingresso una lapide reca ancora una misteriosa, indecifrabile iscrizione che la credenza popolare vuole si riferisca ad un tesoro nascosto. Degni di nota sono la cappella e il portale, affiancato su ciascun lato da due colonnine e da un fregio marmoreo rifinito a bassorilievo con amorini alati. I motivi delle decorazioni riecheggiano chiaramente l'età normanna: in particolare i fusti e i capitelli ricordano quelli del chiostro del Duomo di Monreale.
Il primo piano presenta una grande incoerenza strutturale e distributiva, dovuta principalmente agli interventi prima medievali e poi rinascimentali che hanno turbato l’originaria unità ed alla conseguente aggiunta del ballatoio esterno in pietra probabilmente nel '700, ma originariamente sicuramente in legno ed ammissibile ad un porticato. Singolare era l’ambiente a sud-est attiguo alla cappella, in origine coperto da una volta a crociera costolana. La loggia del primo piano è coperta da volta a botte, impreziosita in prossimità dell’imposta, da vari fregi plastici di epoca chiaramontana che aggettano sul filo dei muri di piedritto.
I locali al piano terra, una volta adibiti a magazzini, scuderie e abitazioni della servitù, presentano volte a botte. Si aprono tutti sul cortile attraverso porte archiacute, con integrazioni del '500, '700 e '800, e prendono luce dalle strettissime feritoie. Vari stipi murali, della stessa foggia delle finestre, si aprono su quasi tutte le pareti interne e spesso in maniera modulare. Nell'androne d'ingresso una lapide reca ancora una misteriosa, indecifrabile iscrizione che la credenza popolare vuole si riferisca ad un tesoro nascosto. Degni di nota sono la cappella e il portale, affiancato su ciascun lato da due colonnine e da un fregio marmoreo rifinito a bassorilievo con amorini alati. I motivi delle decorazioni riecheggiano chiaramente l'età normanna: in particolare i fusti e i capitelli ricordano quelli del chiostro del Duomo di Monreale.
Il primo piano presenta una grande incoerenza strutturale e distributiva, dovuta principalmente agli interventi prima medievali e poi rinascimentali che hanno turbato l’originaria unità ed alla conseguente aggiunta del ballatoio esterno in pietra probabilmente nel '700, ma originariamente sicuramente in legno ed ammissibile ad un porticato. Singolare era l’ambiente a sud-est attiguo alla cappella, in origine coperto da una volta a crociera costolana. La loggia del primo piano è coperta da volta a botte, impreziosita in prossimità dell’imposta, da vari fregi plastici di epoca chiaramontana che aggettano sul filo dei muri di piedritto.
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