venerdì 11 gennaio 2013

Castello di Pietrarossa - Caltanissetta

 Il Castello di Pietrarossa di Caltanissetta risulta inaccessibile, se non dalla parte occidentale, e poggiato su una rocca a picco su un burrone, con le sue tre torri dominava la città.
Situato nella parte orientale del nucleo del centro storico di Caltanissetta e si affaccia sulla valle del fiume Salso. Il primo antico nucleo dell'attuale castello, situato in posizione strategica, permetteva di controllare un'importante via di comunicazione intema, il fiume Salso e creava una catena di avvistamento con il non lontano castello di Pietraperzia. Gli antichi mattoni rossastri che lo rivestivano, furono teatro di grandi vicende storiche dal 1100 al 1300, cioè nella fase che va dalla fine della dominazione araba ai Vespri Siciliani.
Si pensa che il suo nome derivi dall’antico rivestimento delle due torri.
Nel corso della storia è stato sede di alcuni avvenimenti storici di grande importanza: nel XI secolo vi fu sistemata la tomba della nipote del re Ruggero il Normanno (re di Sicilia, Puglia e calabria dal 1131 al 1154) e nel 1378 si tenne un importante riunione dei baroni siciliani durante la quale furono nominati 4 vicari che governassero la Sicilia. Intorno al 1570 una forte scossa di terremoto distrusse la maggior parte del castello, del quale oggi si possono ammirare solo due torri. Ai piedi del castello di Pietrarossa fu edificato il cimitero degli Angeli di Caltanissetta.
Il nome Pietrarossa deriva dalle materie prime utilizzate per la costruzion del castello stesso (le pietre rosse appunto); tutt'oggi in calune parti del castello queste pietre sono ancora visibili.
Il panorama che si può ammirare da questo castello è davvero spettacolare anche se oggi il castello si trova in uno stato di totale abbandono.

giovedì 10 gennaio 2013

Castello di Racalmuto - Agrigento



Il Castello di Racalmuto fu costruito durante la dominazione normanna ed esattamente nel periodo della baronia di Roberto Malcovenant, un francese al seguito di Re Ruggero d'Altavilla. Successivamente Federico d'Aragona trasferì la proprietà del castello e del feudo circostante a Federico II Chiaramonte. Proprio alla famiglia Chiaramonte si deve l’ampliamento della fortezza iniziale che assunse un aspetto maestoso.
L’antico borgo di Racalmuto, di origine saracena, venne abbandonato nel 1300 a seguito di una pestilenza e l’attuale Racalmuto si sviluppò attorno al castello. Il castello è un chiaro esempio dell’architettura militare del periodo svevo, con la sua pianta trapezoidale, le torri a base circolare, la disposizione del portale e degli ingressi secondari, le finestre disposte in facciata senza simmetria e le imponenti mura spesse circa due metri. La torre sinistra ha conservato il suo aspetto originale mentre quella destra è stata restaurata e destinata a belvedere. All’inizio del Novecento il castello è stato dichiarato monumento nazionale.

Castello di Favara - Agrigento


Edificato nel XIII sec. dalla famiglia Chiaramonte, riveste particolare interesse perché rappresenta la fase di transizione dalla tipologia del castello a quella del palazzo. Il Palazzo, com'è comunemente chiamato, per la disposizione in quadrato dei corpi di fabbrica, richiama lo schema tipico dei castelli svevi sorti nella Sicilia orientale e si può facilmente paragonare ai "palacia" o "solacia" fatti costruire dal re Federico II di Svevia (1194-1250) in Sicilia ed in Puglia circa 50 anni prima. Il suo parziale uso a residenza non strettamente militare è diretta conseguenza dell'ubicazione poco elevata del maniero che si presenta con un primo ordine di facciata compatto ed un secondo traforato da bifore, talune sostituite, in età rinascimentale da finestre architravate. Il Castello ha mura alte e assai spesse, con numerose strette feritoie su tutti e quattro i lati.
I locali al piano terra, una volta adibiti a magazzini, scuderie e abitazioni della servitù, presentano volte a botte. Si aprono tutti sul cortile attraverso porte archiacute, con integrazioni del '500, '700 e '800, e prendono luce dalle strettissime feritoie. Vari stipi murali, della stessa foggia delle finestre, si aprono su quasi tutte le pareti interne e spesso in maniera modulare. Nell'androne d'ingresso una lapide reca ancora una misteriosa, indecifrabile iscrizione che la credenza popolare vuole si riferisca ad un tesoro nascosto. Degni di nota sono la cappella e il portale, affiancato su ciascun lato da due colonnine e da un fregio marmoreo rifinito a bassorilievo con amorini alati. I motivi delle decorazioni riecheggiano chiaramente l'età normanna: in particolare i fusti e i capitelli ricordano quelli del chiostro del Duomo di Monreale.
Il primo piano presenta una grande incoerenza strutturale e distributiva, dovuta principalmente agli interventi prima medievali e poi rinascimentali che hanno turbato l’originaria unità ed alla conseguente aggiunta del ballatoio esterno in pietra probabilmente nel '700, ma originariamente sicuramente in legno ed ammissibile ad un porticato. Singolare era l’ambiente a sud-est attiguo alla cappella, in origine coperto da una volta a crociera costolana. La loggia del primo piano è coperta da volta a botte, impreziosita in prossimità dell’imposta, da vari fregi plastici di epoca chiaramontana che aggettano sul filo dei muri di piedritto. 

Castello di Falconara - Caltanissetta


Nel territorio di Butera, su un promontorio circondato dal verde, si erge il Castello di Falconara, l'unico tra i manieri della provincia di Caltanissetta ad affacciarsi sul mare. Risalente al XV secolo, ampliato e rafforzato nel corso del tempo, mantenne la sua funzione di vigilanza contro le incursioni dei pirati fino a tutto il XVIII secolo. La torre, nucleo originario del castello, oltre a difendere le attività di un piccolo 'caricatore', faceva parte del circuito difensivo costiero dell'isola; alle torri di Falconara e Manfria, distanti tra loro circa 8 km, era infatti affidato il controllo del tratto di costa tra Licata e Torrenova (l'odierna Gela).
Passato dai Santapau ai Branciforte ed infine ai Chiaramonte Bordonaro, a metà dell'800 gli fu aggiunto un nuovo corpo di fabbrica e fu ristrutturato come elegante residenza nobiliare, conservando l'antica struttura aragonese e l'originaria organizzazione spaziale. Il nucleo originario, costituito dalla vecchia torre quadrata, detta "della Falconara" per l'allevamento dei falconi che i signori vi tenevano in epoca non precisata, è stato manipolato e ampliato dai diversi proprietari succedutisi nei secoli.
Volumetricamente il castello è costituito da una complessa articolazione di corpi (670 mq) sviluppatisi attorno alla torre centrale. Oggi risulta difficile distinguere le fasi di evoluzione poichè gli interventi di ampliamento e rimaneggiamento della struttura originaria ne hanno alterato le caratteristiche architettoniche.
Internamente il castello si presenta molto articolato, con ambienti riccamente arredati e decorati, all'interno dei quali si conservano collezioni di ceramiche, dipinti e trofei di caccia conquistati dal padrone di casa e dal padre, il barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro Alliata, nei loro numerosi safari in Kenya. Il castello è parzialmente circondato da una cinta muraria merlata, di recente fattura, attraversando la quale si accede ad un baglio sul quale si affacciano i vari corpi che compongono il complesso architettonico. L'ala ottocentesca, sviluppata verso il mare, è conclusa da un ampio terrazzo affacciato direttamente sul litorale antistante; tale corpo, collegato da uno scalone alla torre originaria, ospita anche un vasto salone un loggiato laterale.
La corte è aperta su un lato e l'ingresso avviene attraverso un grande portone ad arco. Sul perimetro della corte si attestano edifici eterogenei, coperti con tetti a falde e con balconi e finestre che guardano verso l'esterno del costruito. Sostanzialmente, il complesso edilizio ha mantenuto l'organizzazione spaziale originale, anche nell'arredo dei mobili pregiati e di raffinata fattura che vi si trovano ancora adesso.
Sul prospetto dove si trova l'ingresso si distingue, nella torre, una cannoniera e, agli spigoli, due spalti di mensole aggettanti. Sempre in corrispondenza dell'ingresso si apre un cortile a forma rettangolare su cui si affacciano le scuderie ed i magazzini. Dall'esterno si accede inoltre alla cappella padronale, i cui elementi architettonici decorativi, così come in tutto il corpo centrale, sono in pietra di Modica; mentre la struttura portante è realizzata con pietrame uniforme di gesso e calce.
All'esterno il Castello di Falconara è circondato da un lussureggiante parco, all'interno del quale sorge un resort esclusivo, il Falconara Charming House, di proprietà della Famiglia Bordonaro. Una splendida piscina e numerose palmizie rendono l'area esterna indimenticabile per svolgere aperitiivi, buffet di gala, o semplicemten per passeggiare e godere delll'ambiente unico del castello e del suo parco. In esso trova la presenza rara di un fico d'India a fiore a palme rotonde, una specie che in Sicilia si trova solo nell'Orto Botanico di Palermo. La pavimentazione dei vialetti è realizzata in conci di pietra squadrata regolari, con disegno centrale a spina di pesce.
 

mercoledì 9 gennaio 2013

Castello di Naro - Agrigento

Sorge sulla sommità di un colle situato a 600 m.s.l.m. denominato anticamente “Monte Agragante”. Fu costruito in tufo, con molte probabilità, durante il XII sec. sulle rovine di un preesistente fortilizio arabo risalente alla dominazione dei Berberi. Le prime notizie certe relative al castello risalgono però alla guerra dei Vespri quando i francesi che vi risiedevano, compreso il governatore Turpiano, furono uccisi dai Naritani, i quali per sfregio li appesero per il collo, con delle corde, fuori le mura della roccaforte. Il castello fu ristrutturato nel 1330 per volontà di Federico III d’Aragona, il quale modificò la sua struttura originaria aggiungendo un Mastio, ossia una torre quadrata nella quale visse durante il suo soggiorno narese. Proprio da questa residenza egli emanò i "21 capitoli del regno, riguardanti il buon governo delle terre e città del Regno di Trinacria", datati da Naro ed inviati ai sudditi (gli studiosi sono incerti sull'anno di promulgazione di tale documento che viene individuato da alcuni nel 1309 e da altri nel 1324). Il lato occidentale della torre reca lo stemma della famiglia Aragona, mentre quello orientale è caratterizzato da due bifore tipicamente gotiche che illuminano la grande “Sala del Principe” situata al primo piano della torre, a cui si può accedere tramite una scala rampante. Nel 1336, Naro passò sotto la signoria di Matteo Chiaramonte, il quale apportò ulteriori modifiche al castello. Nel 1398 ospitò il re Martino il Giovane e la regina Maria, quando vennero edificati a Naro il convento e la chiesa del S.S. Salvatore. Mura alte e possenti caratterizzano l’intera struttura, due torri circolari e due quadrangolari sono poste a difesa della fortezza. Dall’ingresso, con portale a sesto acuto del '400, si accede al cortile principale, con al centro un pozzo, dove troviamo la cappella, le scuderie e gli alloggi per i soldati. Il cortile inoltre, in caso di pericolo rappresentava un rifugio sicuro per i contadini della zona. Tra gli ambienti interni coperti da volte a botte si segnala il bel salone a cui si accede da una porta trecentesca e un'ampia cisterna aperta che veniva usata talvolta come prigione. All'interno della "Sala del Principe" si conservano ancora dei frammenti di un affresco di Cecco da Naro, pittore al quale la famiglia Chiaramonte affidò anche la pittura della residenza palermitana, lo Steri. È possibile recarsi anche al di sopra della torre quadrata, dalla quale si domina con la vista un ampio territorio. Sulla torre rotonda è posta una statua della Madonna a protezione della città. Il castello, che presenta una pianta quasi rettangolare, occupa una superficie di 1460 mq ed ha un perimetro di 166 m. La fortezza, di proprietà comunale, ha subìto diversi restauri mirati sia a conservare l'edificio, sia ad inserirlo nella realtà locale con la destinazione a museo di due livelli dell'ala sud-est e della Torre Aragonese, nonché con la creazione di un laboratorio di restauro nell'area sud-ovest. Dal 1912 il castello è stato dichiarato monumento nazionale. Viene anche utilizzato per celebrare i matrimoni con rito civile. Una leggenda, risalente al tempo dei normanni, riguarda la storia di donna Giselda, la bella castellana che si era innamorata di Bertran, uno dei saggi di corte, e che per questo ebbe un triste epilogo. L’idillio durava già da un po’ quando in una notte di luna piena, mentre lui cantava con il suo liuto il suo amore alla bella donna dai capelli neri e gli occhi azzurri, furono sorpresi dal marito Pietro Calvello. Il giovane amante fu ucciso e gettato dall’alto della sua torre, mentre Giselda, rinchiusa nelle prigioni del castello, si lasciò morire di dolore. Un altro fatto di sangue interessò il castello quando, estinta la dinastia dei Chiaramonte, al tempo della Regina Bianca di Navarra e delle sue disavventure con Bernardo Cabrera, questi, odiato dalla città di Naro che, come quasi tutta la Sicilia parteggiava per la Regina, non potendo espugnare il maniero, molto ben difeso, vi penetrò a tradimento. Nella lotta che ne seguì il castellano del tempo, Lop di Leone, morì gridando il nome della sovrana ed il Cabrera, dopo averne fatto tagliare a pezzi il cadavere, fece anche murare viva nel castello la madre badessa, colpevole solo di essere parente del castellano.

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